Oristano
7 Agosto 2016
Cari amici,
Nel post di qualche
giorno fa, parlando di impegno rotariano, ho sostenuto che anche l’estate può
essere un periodo abbastanza proficuo per fare Rotary! Gli incontri estivi, agevolati
dal fatto che riusciamo a staccarci un po’ dai gravosi impegni di lavoro,
possono davvero rafforzare e incrementare l’amicizia e il nostro impegno di
servizio. Ebbene proprio in quest’ottica Adriana, la nostra dinamica Presidente
di quest’anno rotariano appena iniziato, ha pensato di coinvolgere tutti i club
della Sardegna in un interclub estivo dedicato alla scoperta di una delle
nostre zone straordinariamente ricca di storia: il Sinis di Cabras, ormai più
nota come la terra dei Giganti.
Si, amici, è proprio
nel Sinis che si trova l’antica città di Tharros, una delle peschiere più
antiche della Sardegna (Sa pischera de mar’e pontis), il villaggio e il Santuario
ipogeico di San Salvatore (risalente alla civiltà nuragica) e la collina di
Mont’e Prama, luogo ormai noto in tutto il mondo, dove sono state rinvenute le famose
statue dei “Giganti di Mont’e Prama”. Motivo guida di questo interessante
interclub, non solo quello di andare alla scoperta di questi luoghi unici (tra
l’altro sapientemente accompagnati da due straordinari esperti di questi
luoghi: il Prof. Raimondo Zucca e il Prof. Gaetano Ranieri, docenti
universitari, presso le nostre Università di Cagliari e Sassari), ma “una
raccolta fondi”, necessaria per finanziare l’acquisto di un cavallo per
effettuare ippoterapia e riabilitazione per bambini disabili.
La visita guidata partirà
proprio dal museo di Cabras, luogo dell’appuntamento per tutti i partecipanti, stabilito
alle ore 9,30 del 4 Settembre (Domenica); dopo la visita al museo, dove sono
conservati i Giganti di Mont’e Prama, la comitiva si recherà a Tharros, dove si
visiteranno gli scavi e la vicina torre saracena. Dopo l’intervallo del pranzo,
che si svolgerà proprio nel ristorante ittio-turistico de ‘Sa Pischera de Mar’e
Pontis, nel primo pomeriggio si assisterà ad un antichissimo rito: La famosa Corsa degli scalzi. Questa
manifestazione religiosa è anch’essa di antica data, ed è celebrata in onore di
San Salvatore, considerato dai cabraresi il loro ‘salvatore’. Il simulacro del
santo è conservato nella chiesetta a Lui dedicata, edificata sopra l’antichissimo
santuario ipogeico della civiltà nuragica.
La corsa, che copre un
percorso di circa 12 chilometri, secondo la tradizione popolare, è una
manifestazione risalente al 1600, e simula il salvataggio della statua,
conservata nella chiesetta, dall’invasione dei mori. Secondo la leggenda gli
Scalzi usarono, al posto delle calzature, delle frasche legate sui piedi nudi,
allo scopo di sollevare più polvere possibile per sembrare più numerosi e
spaventare così i Saraceni invasori. Con questo stratagemma i cabraresi
riuscirono a salvare il simulacro del loro santo protettore.
Ogni anno, la prima
Domenica di Settembre, il piccolo villaggio di San Salvatore si rianima, riprende
vita. Già dal precedente mese di Agosto si inizia la preparazione dell’emozionante
manifestazione in onore del Santo, conosciuta come la "Corsa degli
scalzi", così sentita e partecipata da coinvolgere un sempre crescente
numero di persone. I festeggiamenti iniziano nelle ultime settimane d'Agosto:
un gruppo di donne vestite del tipico costume di Cabras e a piedi nudi, porta
in processione il simulacro di San Salvatore dalla chiesa Maggiore di Cabras al
santuario del villaggio di San Salvatore, per la celebrazione delle novene.
Il rito della “Corsa
degli scalzi” si svolge in due fasi: da Cabras al villaggio di S. Salvatore il 1°
Sabato di Settembre e il ‘ritorno’, l’indomani, Domenica, dal villaggio a
Cabras. La folla dei partecipanti (ormai vicina al migliaio), composta in gran
parte di giovani, indossato il saio bianco ("s'abidu", l’abito di
confraternita) si raduna il Sabato nel sagrato della chiesa Maggiore di Cabras;
prelevato dalla chiesa il simulacro del santo, questo viene portato in
processione fino alla periferia del paese. A questo punto "is
curridoris" (si pronuncia "curridorisi" e significa corridori),
dopo aver coperto la lettiga che racchiude il simulacro del Santo, iniziano la
corsa a piedi nudi diretti al villaggio di San Salvatore.

Cari amici, credo che l’iniziativa
di Adriana vada nel verso giusto: effettuare un progetto di servizio di grande
valore, valorizzando turisticamente il nostro patrimonio naturale, archeologico,
storico, culturale, artistico, alimentare e culinario, che non ha eguali al
mondo!
Sono sicuro che parteciperemo
numerosi! Nella locandina sono indicati i modi per farlo.
Mario