martedì 25 febbraio 2014

MA QUANTI NEL MONDO SANNO CHE IL ROTARY INTERNATIONAL SI OCCUPA DI POLIO DA OLTRE VENT’ANNI?



Oristano 26 Febbraio 2014
Cari amici,
leggendo il quotidiano “L’UNIONE SARDA” di oggi, che parla del cinquantenario della prima campagna di vaccinazione antipolio iniziata nel 1964, nessuna menzione viene riservata al Rotary ed allo straordinario lavoro portato avanti in oltre vent’anni di lotta a questa terribile malattia. Tempo fa su questo blog, parlando di comunicazione, ebbi modo di ribadire che “far sapere è importante quanto saper fare”, a volte anche di più! Non per niente i nuovi Guru della comunicazione sostengono a voce alta che chi non comunica non esiste. Il Rotary per anni ha svolto un servizio attivo ma silente, orgoglioso di “servire in silenzio”, venendo incontro ai bisogni dei meno fortunati senza clamore, quasi avesse timore che altri pensassero che le azioni svolte fossero state effettuate per incensarsi e non nell’interesse del bene comune.

I tempi, però, cambiano: lo aveva notato anche Paul Harris, che sosteneva che “il mondo cambia in continuazione e anche il Rotary doveva cambiare con esso”, altrimenti non sarebbe sopravvissuto. Bene hanno fatto quindi i dirigenti centrali dell’associazione ad incentivare al massimo la comunicazione, introducendo tutte quelle nuove tecniche di marketing, senza le quali la visibilità del Rotary non supererebbe la stretta cerchia degli amici e dei simpatizzanti. Casi come quello da me rilevato oggi leggendo il maggior quotidiano della Sardegna (allegata copia dell’articolo) non sono rari: la gran parte della gente vede ancora il Rotary come un’associazione elitaria, che si riunisce in grandi ristoranti e che pensa prevalentemente al proprio tornaconto, salvo sporadiche operazioni umanitarie di facciata! Così non è, e tutti dobbiamo contribuire sfatare questo luogo comune. Tutti dobbiamo contribuire a far conoscere il Rotary, evidenziando cosa esso fa nel mondo.
Dobbiamo in tutti i modi far capire all’esterno che il Rotary International è il protagonista numero uno del "Progetto Polio Plus", iniziato oltre 20 anni fa su idea di un rotariano Italiano, Sergio Mulitsch di Palmenberg e del suo club, il Rotary Club Treviglio e Pianura Bergamasca. Vent’anni di impegno, portato avanti insieme all'Organizzazione Mondiale della Sanità, all'Unicef e al Centers for Disease Control and Prevention, anni nei quali si sono vaccinati milioni di bambini, a livello mondiale contro la poliomielite. Il contributo finanziario apportato dal Rotary International all'iniziativa ha superato il miliardo di dollari americani (calcolato a fine 2012). L’ingresso in partnership della Bill e Melinda Gates Foundation, che ha donato alla Rotary Foundation oltre 500 milioni di dollari americani, ha reso la sfida alla Polio più veloce, e si avvia ad essere totalmente debellata. L’ultimo grande successo in questa campagna ha riguardato l’India. 

Nel 2011, l'India, Paese endemico, non ha registrato, per la prima volta nella storia, nessun caso di poliomielite, dato confermato alla fine del 2013, cosa che fa considerare questo Pese libero dalla Polio. Questo successo porta al 99,5% il risultato della eradicazione della malattia dal globo. Ad oggi permangono pochi casi in alcuni Paesi che presentano notevoli problemi di sicurezza, come Nigeria e Afghanistan; in questo ultimo Paese un volontario del Rotary è stato ucciso nell’Ottobre 2012 dai talebani, i quali si oppongono alla campagna sanitaria perché improvvidamente la scambiano come una ingerenza dell'Occidente e dei suoi servizi segreti sul loro territorio.
Cari amici, la campagna antipolio portata avanti dal Rotary è un grande orgoglio per tutti: rotariani e non, perché l’eliminazione di una malattia così insidiosa sarà per il mondo intero un successo senza precedenti. Non per gloriarci ma perché è giusto dare sempre “a Cesare quel che è di Cesare”, la gente deve sapere che il Rotary non è una consorteria di amici gaudenti ma un’associazione che è nata per fare del bene nel mondo, mettendo a disposizione le proprie capacità e professionalità, nell’ottica del “Servire al disopra di ogni interesse personale”.
Cari amici tutti dobbiamo contribuire a far sapere cosa il Rotary fa nel mondo, perché, come ho detto prima, “FAR SAPERE E’ IMPORTANTE QUANTO SAPER FARE”.
Grazie dell’attenzione.
Mario

mercoledì 19 febbraio 2014

VENERDI’ PROSSIMO E’ IL 46° COMPLEANNO DEL CLUB. TANTI I RICORDI DEI PROTAGONISTI DEL NOSTRO PASSATO, MA LA RUOTA DEL ROTARY “GIRA” E CONTINUA NEL SOLCO DA LORO TRACCIATO SULLA STRADA DEL SERVIZIO.



Oristano 19 Febbraio 2014
Cari amici,
gli anni passano per tutti, è il destino dell’uomo, il suo percorso terreno. Ciascuno di noi in questo cammino, lungo o breve che sia, ha il suo “pezzo di strada da fare”, orientando il  suo camminare nel modo ritenuto più opportuno. I rotariani, entrando nel Rotary, hanno deciso di fare strada insieme, in amicizia e operosità condivisa, nella logica del “Servire al di sopra dell’interesse personale”, nei confronti di chi nella vita è stato meno fortunato.

Il nostro club è nato nell’anno rotariano 1967/68, da una pattuglia di 27 soci fondatori che diedero vita, anche nel nostro territorio, all’attività di servizio iniziata da Paul Harris nel 1905. Venerdì prossimo 21 Febbraio certamente ricorderemo quei primi anni pionieristici, a partire dal primo, guidato dal nostro primo Presidente, l’avv. Pietrino Riccio. Tanti dopo di Lui si sono avvicendati alla guida del nostro club, ricevendo di volta in volta il testimone e perseguendo anno dopo anno, traguardo dopo traguardo, gli obiettivi messi in atto.
L’ultimo di questi Past President che ci ha recentemente lasciati è il dottor Giuseppe Niola, Peppino per gli amici, rotariani e non. Eravamo in tanti ad accompagnarlo, nella Chiesa gremita, nell’ultimo suo viaggio terreno, pensando con tristezza che ancora una volta il destino inclemente ci aveva privato di una splendida amicizia. Peppino, classe 1926 si era laureato in Medicina e Chirurgia a Cagliari nel 1950, iniziando subito l’attività nella nostra provincia, in particolare a Cabras.  Entrò nel nostro Club Rotary nel 1975, quando esercitava l’attività di Medico Condotto a Cabras. Il club in quegli anni viveva i suoi primi impegni sul territorio; Peppino, unitamente ad altri professionisti portò avanti iniziative mediche di  screening sanitari che interessarono in particolare i giovani allievi delle scuole. Nell’anno rotariano 1980/81 (era allora Ufficiale Sanitario del Comune di Cabras) entrò nel Consiglio Direttivo del Club come Consigliere. Presidente del Club dal 1990 al 1992 ha sempre partecipato attivamente alla vita del nostro sodalizio, distinguendosi per le sue capacità propositive, di aggregazione e grande tolleranza e rispetto, all’interno ed all’esterno del club.
Cari amici, in poco tempo, diversi validi protagonisti del luminoso cammino del nostro club non sono più con noi, privati così della Loro bella amicizia. In pochi mesi siamo rimasti orfani, oltre che di Peppino, di Ottavio Sechi e Gianni Oppo, che hanno raggiunto gli altri amici che da tempo ci avevano lasciato. Se è vero che non potremo più contare sul loro fattivo apporto, siamo certi che la Loro grande amicizia non andrà perduta, perché le “tracce” indelebili lasciate dentro di noi saranno ancora guida ed esempio per il futuro. Venerdì anche Voi, da Lassù, festeggerete con noi il 46° miglio del percorso del nostro Club!  Grazie!

Mario

martedì 18 febbraio 2014

RIFLETTENDO SU: ROTARY, AMICIZIA E SERVIZIO. IL VALORE DEL SINGOLO E IL VALORE DELLA SQUADRA.



Oristano 18 Febbraio 2014
Cari amici,
il motivo di questa riflessione nasce da una giusta autocritica che faccio nei miei confronti per i motivi che voglio evidenziare in modo dettagliato, partendo dalle necessarie premesse.
Il Rotary è nato oltre un secolo fa dalla brillante idea di un uomo che voleva radunare intorno a se un buon numero di amici, delle più diverse professioni, che potessero mettere insieme le proprie competenze per raggiungere “insieme”, ovvero in squadra, giuste ed importanti iniziative in favore sia dell’associazione che della Comunità. Proprio per avere a disposizione il maggior numero di persone capaci Paul Harris ritenne di cooptare il maggior numero di diversi esperti, in modo che qualsiasi problema potesse essere affrontato nel modo migliore.
Questo sistema, se consentiva di costruire una squadra forte e coesa, metteva anche in risalto le capacità del singolo, perché il risultato finale era il frutto delle professionalità individuali, messe al servizio del gruppo. Una dimostrazione lampante, anche nell’attuale lavoro aziendale dove la gran parte di noi opera, dove il team più produttivo e affiatato è  quello dove è maggiormente valorizzato il singolo componente.
Ho fatto questa doverosa premessa per mettere in evidenza gli errori che possono capitare, omettendo in tutto o in parte questi canoni, come recentemente è successo anche all’interno del nostro club. Veniamo ai fatti. All’inizio di questo anno rotariano uno dei nostri Past President, Luciano Gavelli, ha suggerito al Consiglio Direttivo (le e mail lo evidenziano) di contattare il Governatore appena entrato in carica, Pier Giorgio Poddighe, perché coinvolgesse nella campagna ancora in atto per la Polio, squadre sportive importanti come la Dinamo Sassari. In un colloquio con me Luciano mi chiese espressamente di portare al Governatore questa richiesta, cosa che feci. Alla mia richiesta Poddighe mi disse che l’iniziativa con lo sport era già in atto e che non solo la Dinamo era stata favorevolmente contattata (mi esibì una maglietta già stampata con la scritta “End of Polio now”) ma che a Sassari, sponsorizzati dal Rotary,  si sarebbero tenuti anche i campionati nazionali di tiro con l’arco. In funzione della mia carica di gestore della comunicazione del club, in particolare del giornale on line (il nostro blog) nulla da parte mia è stato pubblicato in favore dell’iniziativa suggerita da Luciano, cosa che invece avrei dovuto doverosamente fare, portandola a conoscenza dei soci.
In data più recente da parte di Luciano è stato, sempre ufficialmente con e mail, fatto presente al Consiglio Direttivo del club che il Rotary avrebbe dovuto far sentire la sua voce anche per la triste vicenda dei nostri marò, prigionieri ormai da due anni in India, in violazione delle norme internazionali. A parte la formale solidarietà dei Governatori, in carica ed incoming, la comunicazione del club, anche in questo caso, è stata carente; la pubblicazione nel blog del club della vicenda, seppur tardiva, non portava menzione della giusta proposta di diffusione all’interno del Rotary, fatta dal nostro socio Luciano, come invece avrebbe dovuto essere evidenziato.
Non voglio, in nessun modo, cercare di sminuire l’errore di omissione fatto nell’espletamento della funzione che il club mi ha affidato: posso solo garantire sulla mia assoluta mancanza di volontarietà. La riflessione di oggi ha un duplice scopo: fare ammenda da parte mia chiedendo scusa al socio Luciano per aver “ignorato” le sue giuste proposte, ed al club, perché abbassandosi la coesione e la giusta tensione della squadra, i risultati potranno essere inferiori alle attese.

Chiudo con una riflessione. Paul Harris nelle sue memorie, quando ormai vecchio e stanco pensava al grande successo avuto dal Rotary nei suoi primi anni di vita, scrisse che “ l’amicizia è la pietra angolare del Rotary e la tolleranza è l’elemento che lo tiene unito”.
 A pochi giorni dal nostro 46° anniversario, auguro al nostro club tanti ulteriori anni di servizio al territorio, svolto “Al di sopra dell’interesse personale”.
Grazie a tutti dell’attenzione.
Mario


giovedì 13 febbraio 2014

LIBERI SUBITO! SULLA TRISTE VICENDA DEI MARO' ITALIANI PRIGIONIERI DA DUE ANNI IN INDIA, FACCIAMO SENTIRE ANCHE LA NOSTRA VOCE!

Oristano, 13 Febbraio 2014
Cari amici,
oggi, a seguito anche degli ultimi incresciosi episodi riportati dai giornali (parlo del pilatesco atteggiamento del segretario generale delle Nazioni Unite) ho deciso di fare sul mio blog ( www.amicomario.blogspot.com ) una riflessione su una vicenda che ha dell'inverosimile: quella dei nostri Marò, prigionieri in India da circa 2 anni.
Poichè ritengo che la mia riflessione personale possa essere oggetto di discussione non solo all'interno del nostro club ma anche nell'intero mondo rotariano ho deciso di pubblicarlo "integralmente", anche in questo blog del club.
Ringrazio tutti Voi dell'attenzione e mi piacerebbe, anche, ricevere dei commenti. Grazie.
Ecco il testo integrale.
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Oristano, 13 Febbraio 2014,
Cari amici,
sembra una telenovela la triste vicenda dei due marinai italiani prigionieri in India da ben due anni, in aperta violazione del diritto internazionale, che, tra accuse, rinvii, reticenze e continui aggiornamenti, cerca in tutti i modi di attribuire a due poveri ragazzi ed alla nostra Nazione colpe inesistenti. La vicenda presenta aspetti addirittura kafkiani, considerati i sotterfugi a cui l’India finora ha fatto ricorso. Per una migliore conoscenza dei fatti riepilogo, sinteticamente, l’evolversi della vicenda.
La crisi diplomatica è scoppiata fra India e Italia nel Febbraio del 2012 ed aveva per oggetto una “controversia internazionale” riguardante la morte di due pescatori indiani, avvenuta nel Mar Arabico il 15 febbraio 2012, al largo della costa del Kerala (sud dell'India). Di questo episodio esistono due versioni discordanti. Secondo la versione ufficiale italiana, nel corso di un'operazione di scorta ad una nave mercantile, volta a contrastare atti di pirateria, alcuni membri del nucleo militare di protezione (NMP) della Marina Militare italiana, presenti a bordo della petroliera Aframax Enrica Lexie ed appartenenti al corpo dei marò, sarebbero stati costretti ad usare graduali misure di dissuasione contro un'imbarcazione da pesca, con a bordo 5 persone armate, che avrebbero mostrato evidenti intenzioni di attacco, arrivando ad usare le armi in dotazione con tre serie di colpi d'avvertimento. Secondo la versione indiana, invece, l'incidente, avvenuto all’interno delle proprie acque territoriali, avrebbe causato, per l’uso delle armi da parte dei marò italiani, la morte di due pescatori, Ajesh Pink e Valentine, altrimenti detto Gelastine, nativi rispettivamente del Tamil Nadu e del Kerala, imbarcati su un peschereccio impegnato in normali operazioni di pesca.

L'incidente ha provocato un acceso scontro diplomatico tra Italia ed India, con conseguente apertura di un'indagine per omicidio e il successivo arresto dei due sottufficiali di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. 
Le autorità italiane hanno contestato con forza la procedura seguita, sostenendo che la giurisdizione sul caso è italiana, in conformità al diritto internazionale generale e convenzionale, in quanto l’incidente si sarebbe verificato in acque internazionali, su una nave battente bandiera italiana, ed essendovi rimasti coinvolti militari italiani, operanti nell'ambito di un'operazione antipirateria, raccomandata da norme internazionali. Secondo le autorità indiane, invece, l'incidente sarebbe invece avvenuto nella cosiddetta “fascia contigua”, in cui vige comunque il diritto di giurisdizione dello Stato costiero.
Inizia così un lungo braccio di ferro giuridico-diplomatico tra i due Stati che, di giorno in giorno, di mese in mese, non ha assolutamente portato a soluzione il problema.  Per mesi nessuno degli Organismi Internazionali ha mosso, come avrebbe dovuto, neppure un dito, per costringere l’India a rispettare le norme Internazionali di civile convivenza tra Stati, lasciando l’Italia “sola” a combattere contro il colosso indiano. Solo di recente l’Europa ha iniziato a far sentire la sua voce. "Seguiamo la situazione molto da vicino e sollecitiamo l'India a trovare con urgenza una soluzione mutualmente soddisfacente e nel quadro delle convenzioni dell'Onu", ha dichiarato il portavoce del capo della diplomazia dell’Unione Europea, Catherine Ashton, rispondendo alle sollecitazioni sul caso dei due marò. Poco, davvero poco, rispetto alle necessità. L’Unione Europea avrebbe dovuto esercitare pressioni politiche e diplomatiche ben più efficaci, per indurre l’India al pieno rispetto del diritto internazionale, paventando ed eventualmente applicando, serie contromisure (le c.d. “sanzioni”) di natura politica, diplomatica e commerciale.

Gli ultimi sviluppi, stando alle notizie più recenti, vedono in dirittura d’arrivo un pericoloso processo che si celebrerà applicando la legge antiterrorismo. L’8 febbraio 2014, infatti, il ministro dell'Interno indiano Kuldeep Dhatwalia ha autorizzato la NIA (organismo investigativo indiano) a portare avanti l'accusa nei confronti dei due marò sulla base del c.d. Sua Act, la legge che punisce il terrorismo internazionale, pur escludendo l'applicazione della pena di morte. A questa decisione l’11 febbraio ha risposto l'alto rappresentante UE per gli Esteri e la Difesa Catherine Ashton, che ha inviato una protesta scritta all'India, riferendosi in particolare all'imputazione contestata, basata sulla legge antiterrorismo; decisione, quella indiana, che il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon non ha assolutamente contestato, tirandosi elegantemente fuori da un coinvolgimento diretto, affermando che la questione riguarda i rapporti bilaterali tra Italia e India. Il 12 febbraio anche la NATO, per bocca del segretario generale Anders Fogh Rasmussen, si è schierata a favore dell'Italia sulla vicenda, avvertendo l'India delle conseguenze internazionali di un'accusa impropria, basata sulla legge antiterrorismo.

Cari amici, certamente la triste vicenda dei due marò italiani, prigionieri da due anni in India, è una storia nata male ma che potrebbe finire anche peggio. Questo impone a tutti noi di reagire: tutti devono far sentire con forza le giuste ragioni dei nostri connazionali e dell’Italia intera, umiliata e vilipesa dall’arroganza di una nazione che, chissà per quali oscure ragioni, non intende rispettare le regole internazionali di pacifica convivenza. Mentre l’Italia dovrà, prima possibile, sollevare la questione dinanzi ad un tribunale internazionale perché vengano accertati seriamente i fatti e, di conseguenza, le rispettive posizioni e responsabilità giuridiche di diritto internazionale, tutti gli italiani, sia come singoli che come Enti o Associazioni, dovranno far sentire con forza la loro voce, mostrando al mondo intero tutto il nostro sdegno e la nostra riprovazione per la terribile violazione dei diritti umani e civili. Nel frattempo, i politici nazionali ed europei dovranno operare con forza sul piano politico-diplomatico ottenendo (mediante le opportune pressioni e contromisure ed il prima possibile) il rilascio dei due marò. Poi sarà il momento dei tribunali che accerteranno tutta la verità.
Nessuno di noi può restare a guardare: tutti abbiamo delle responsabilità morali, nessuno escluso, e dovremo impegnarci seriamente a fare la nostra parte!
Mario